Convegni, conferenze, presentazioni di progetti a potenziali clienti o partner, trattative commerciali… sono molte le occasioni in cui un’azienda potrebbe aver bisogno di un mediatore linguistico.
I tipi di interventi
In ambito aziendale, gli interventi del mediatore linguistico possono essere sia scritti, sia orali. Potrebbero infatti essere richieste traduzioni scritte di contratti, documenti, brochures o materiale informativo. Il mediatore potrebbe inoltre essere chiamato ad affrontare una interpretazione di conferenza, in occasione di conferenze, convegni, presentazioni di progetti a partner o clienti. In base a vari fattori, come il contesto, i soggetti coinvolti e le risorse disponibili, l’interpretazione può avvenire in modalità simultanea, consecutiva o di chuchotage.
Nel caso di una trattativa commerciale, il mediatore viene chiamato ad operare in una interpretazione di trattativa, che ha la caratteristica di essere dialogica e bidirezionale. Infine, il mediatore linguistico in ambito aziendale si occuperà del supporto ai lavoratori destinati a sedi estere o ai dipendenti che operano in ambienti internazionali e multiculturali, col fine di limitare gli effetti dello shock culturale.
Il contesto
Negli ultimi anni, anche grazie alla globalizzazione, gli interventi più richiesti dal mediatore linguistico in ambito aziendale sono due: il supporto linguistico durante le trattative commerciali e la preparazione del personale in trasferta all’estero.
Nel caso di una interpretazione di trattativa, la posizione del mediatore è molto delicata. Infatti, proprio come per il mediatore in ambito giuridico, il clima tra le due parti potrebbe essere molto teso. Un professionista deve essere in grado di rimanere neutrale e farsi vedere come un soggetto terzo, col solo obiettivo di facilitare la comunicazione. È importante quindi che colui che ricoprirà il ruolo di mediatore durante una trattativa sia un soggetto esterno, e non parte del personale di una delle aziende coinvolte.
Nel caso in cui i soggetti che prendono parte alla trattativa siano in grado di utilizzare una lingua veicolare senza quindi richiedere l’intervento linguistico del mediatore, quest’ultimo può comunque intervenire per fornire prima dell’incontro dei dettagli sulla cultura delle parti per gestire al meglio la trattativa. Questa tipologia di contributo può essere richiesta anche nel caso in cui del personale debba partire per una lunga trasferta di lavoro all’estero. Il mediatore potrà fornire informazioni utili sulle caratteristiche del paese di destinazione al fine di aiutare la persona a inserirsi facilmente nel nuovo contesto, evitando fraintendimenti culturali e superando stereotipi e pregiudizi.
Le competenze fondamentali
Inutile dire che le competenze linguistiche e traduttive sono alla base di una comunicazione vincente. Non sono però le sole competenze indispensabili. Infatti, nell’ambito aziendale, anche quelle comunicative e interculturali giocano un ruolo fondamentale. Nello specifico, è importante riflettere su:
- Lo stile di comunicazione. Nei paesi anglofoni, deve essere più diretto e conciso. In quelli latini, invece, più articolato e complesso.
- La comunicazione non verbale. I gesti, la posizione del corpo, le espressioni facciali non vengono intesi nello stesso modo in tutti i paesi. Ad esempio, se per un occidentale non guardare negli occhi l’interlocutore è sintomo di distrazione o disagio, per un asiatico è un segnale di concentrazione e di rispetto.
- La modalità espositiva. Solitamente, in occasione delle presentazioni dei bilanci aziendali, gli oratori americani enfatizzano i risultati raggiunti focalizzandosi sul successo personale, a differenza degli orientali che sottolineano lo spirito di gruppo.
- I convenevoli e le forme di cortesia. Per interlocutori orientali e arabi sono fondamentali. Ma attenzione! Gli americani e i nord europei ritengono inutili, se non addirittura fastidiosi, i convenevoli e le forme di cortesia troppo accentuate.
- Gli aneddoti e le barzellette. Sono quasi sempre accettate prima dell’inizio dei lavori, soprattutto nella cultura americana. Nel nord Europa sono tassativamente da evitare durante i lavori.
- La puntualità. In linea di massima, i soggetti provenienti dai paesi mediterranei e nord-africani tollerano abbastanza eventuali ritardi o spostamenti di orario, al contrario degli statunitensi e dei nord-europei, che pretendono di seguire i tempi e gli obiettivi prestabiliti.
- La leadership. Nella cultura italiana, cinese, nordamericana e turca la leadership viene manifestata apertamente tramite diversi segnali. Ad esempio, un leader si riconosce dal punto in cui è seduto nel tavolo di lavoro, dal fatto che apre e chiude la riunione, dà la parola e interrompe gli altri, se necessario. Italiani e greci usano di solito un tono di voce alto e una gestualità marcata, due caratteristiche che non appartengono invece a nord europei e orientali.
- Il saper dire “no”. Quando si deve bocciare una proposta o criticare un’idea, gli italiani, i tedeschi e gli israeliani non si fanno problemi a opporsi. Sono infatti molto diretti ed esprimono il loro dissenso apertamente anche se non condividono solo un piccolo dettaglio. Gli anglosassoni, invece, tendono a usare toni molto pacati e a esprimere prima gli elementi sui quali concordano, e poi quelli di contrasto (il cosiddetto “Yes, but…”).
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